Onorevoli Colleghi! - L'opera di distruzione del paesaggio continua con metodo e ritmo sempre più rapido. I suoi risultati sono più gravi e più immediatamente visibili nelle regioni dove la ristrettezza delle aree e la concentrazione degli abitati si accompagnano a caratteristiche ambientali profondamente incise; è il caso della Liguria, regione singolarissima, con una lunghezza di circa 300 chilometri e con una profondità che in certi tratti si riduce a 300 metri, intendendo la profondità utile a uno sfruttamento edilizio, e al tempo stesso ricca di bellezze naturali, unite a un'architettura inconfondibile.
      Non c'è più un angolo che si salvi: per valorizzare turisticamente la Liguria si insiste in una febbrile opera di trasformazione della collina, con distruzione di ettari di macchia verde e della costa, con previsioni di cementificazione di spiagge e di scogliere per la creazione di nuovi porticcioli turistici e grattacieli sul mare in una regione che già oggi presenta il più elevato numero di posti barca in Italia.
      Il fenomeno ha due cause principali. Una è di ordine economico: la speculazione sulle aree conseguente all'espansione del turismo di massa. L'altra, di ordine morale, è assai più complessa: mancano spesso nelle autorità locali, provinciali e regionali la sensibilità e la preparazione, e mancano soprattutto i mezzi - non legali ma pratici - per fronteggiare l'attività dei costruttori.
      Ci sono speculatori che hanno accaparrato enormi aree, ricavandone profitti altrettanto enormi.
      Le lamentazioni degli amanti del bello, di chi vorrebbe conservare quel poco di inalterato che è rimasto sulla Riviera, cadono spesso nel vuoto, soffocate da più

 

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convincenti ragioni economiche. Siamo di fronte a un problema che aggrava e complica quello generale della distruzione del paesaggio: noi difensori del paesaggio non abbiamo certamente l'autorità per giudicare le opere in senso assoluto, ma possiamo osservare come tali opere, anche quando si tratti di pregevoli (assai rari per la verità) saggi di architettura contemporanea, fanno a pugni con il paesaggio.
      Esaurite (o quasi) le aree fabbricabili (orti e giardini) si dà l'assalto alle vecchie case caratteristiche, privilegiate perché affacciate sulle spiagge, o si procede alla trasformazione di alberghi in seconde case per far posto a file di cemento armato, a coprire ogni superficie edificabile, a formare un'autentica «città infinita», fuori dai centri tradizionali, lungo tutta la costa. Un effetto collaterale particolarmente significativo, se si pensa che molte di queste aree presentano vincoli paesistico-ambientali.
      Affinché la conoscenza diffusa si faccia tutela, occorre che la comunità e le singole persone percorrano un processo, che è quello della presa di coscienza di quanto importante sia il patrimonio culturale e ambientale nella consapevolezza dell'identità della comunità stessa e di quanto siano indispensabili la sua conservazione e la salvaguardia delle sue interrelazioni, per la formazione e la vita delle generazioni future.
      La presente proposta di legge si pone l'obiettivo di regolamentare, attraverso una disciplina organica, le numerose aree terrestri e marine presenti nel golfo Paradiso e nel golfo del Tigullio della regione Liguria, che sono finitime a siti di interesse comunitario terrestre e marino, nel preciso intento di adottare una disciplina complessiva organica di mantenimento, conservazione e valorizzazione del patrimonio esistente, attraverso la costituzione di un unico Parco nazionale terrestre e marino.
      Punto nevralgico della presente proposta di legge è quello di introdurre forme speciali di tutela del territorio, in attuazione degli articoli 9 e 32 della Costituzione, per la creazione di un unico Parco terrestre e marino nelle aree del golfo Paradiso e del golfo del Tigullio, per far sì che la protezione della natura e della biodiversità non siano, come accade oggi, degli scomodi intrusi nei programmi degli enti locali e degli enti Parco.
      In particolare, all'articolo 1 si istituisce il Parco nazionale terrestre e marino del golfo Paradiso e del golfo del Tigullio.
      Si rappresenta come il Parco deve essere inteso come nodo nevralgico di una politica volta alla conservazione della biodiversità che recuperi il più possibile le attività tradizionali e che valorizzi le risorse naturali protette: il Parco assume quindi la veste di territorio da scoprire e da valorizzare, non solo quella di territorio protetto.
 

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